lunedì 30 gennaio 2012

Il cavaliere oscuro (2008)

Ho aspettato la bellezza di quattro anni ma finalmente ho visto anche io il pluriosannato Il cavaliere oscuro (The Dark Knight), diretto nel 2008 dal regista Christopher Nolan. Ho solo una domanda da porre alla fine della visione... E quindi?!


Trama: mentre il procuratore Harvey Dent si impegna per mettere tutti i criminali in galera, il Joker decide di allearsi con le gang di Gotham City, mettendo a ferro e fuoco la città con un unico scopo: costringere Batman a togliersi la maschera, prima di ucciderlo.


Why so serious? Ovvero, perché questo film è universalmente considerato un capolavoro? Ovvio che non è al livello degli orrendi Batman Forever e Batman & Robin di Schumacher, ma Heath Ledger a parte Il cavaliere oscuro è un film moscio, noioso e insignificante come pochi. A dire il vero, non mi aveva entusiasmato neppure Batman Begins e adesso ho capito cosa c'è che mi "turba" in questi film, ovvero il fatto che sono semplicemente dei thriller con dei personaggi dei fumetti all'interno. Banalissime pellicole che, per venire girate, non necessiterebbero di essere ambientate nell'universo di Batman, perché qualsiasi altra ambientazione andrebbe bene. Forse il mio problema è che preferisco un uomo pipistrello leggermente più camp, più fantasioso, più trash o, al limite, assolutamente estremo, dark fino a sfiorare l'horror. Per me il Cavaliere Oscuro ha sempre avuto questa valenza e la perfezione in tal senso la toccava quella splendida serie a cartoni animati degli anni '90, quella la cui sigla recitava "E' l'uomo pipistrello/ è Batman / Si avvolge nel mantello / E' proprio Batman", serie che mi aveva fatta innamorare del Joker, di Harley Quinn, di Poison Ivy, di tutti quei villain apparentemente "innocui" nell'aspetto, ma folli da morire, terrificanti.


Ed effettivamente, l'unico personaggio del film che potrebbe rientrare nel mio ideale di "malvagio" è proprio il Joker di Heath Ledger, che pur deve solo leccar le scarpe alla genialità infusa da Jack Nicholson nel primo Batman di Tim Burton. Questo freak dalle guance tagliate, con i suoi schiocchi di lingua, il trucco messo alla bell'e meglio e la parlata da pazzo è infatti l'unica cosa che salva Il cavaliere oscuro dalla camurrìa assoluta e dalla mancanza di carisma di un Christian Bale assolutamente inadatto per il ruolo del protagonista. Harvey Dent non sarebbe male, soprattutto nella prima parte del film è sicuramente l'elemento più interessante, soprattutto per chi conosce la storia e si chiede quando e perché questo infallibile e ligio procuratore diventerà il malvagio Due Facce. A dire il vero, proprio la causa scatenante della sua trasformazione è l'unica sequenza della pellicola ad avermi scossa anche emotivamente, dandomi una bella svegliata dopo la prima comparsa del Joker (sì perché dopo un po' anche lui, con i suoi discorsi interminabili e inconcludenti, comincia a venire a noia...), ma alla vista del trucco del nuovo villain mi sono caduti i sentimenti. Qui lo dico e qui lo nego: era trecento volte meglio la faccia del pur imbarazzante Tommy Lee Jones di Batman Forever piuttosto che 'sto mezzo scheletro fatto al computer.



Quindi, in definitiva, non so mica se andrò a spendere dei soldi per l'imminente Il cavaliere oscuro - Il ritorno. Per carità, la maestria di Nolan si vede subito, fin dalla prima sequenza della rapina, i movimenti della macchina da presa sono sicuramente una gioia per gli occhi e rendono Il cavaliere oscuro un film tecnicamente ineccepibile, da togliersi il cappello. Voto dieci anche alle scenografie (soprattutto alla "bat caverna" sotterranea, un trionfo di neon bianchi) e a tutti gli aggeggi usati da Batman ma, se non vengo presa dalla trama e se, in particolare per questo genere di film, subentra anche la noia, non posso dare giudizio positivo. Nemmeno quando basterebbe la sola presenza del caustico e flemmatico Michael Caine nei panni di Alfred a donar luce all'intera pellicola. Decisamente, almeno per me, un film troppo sopravvalutato e buono solo per i fan "duri e puri" dell'uomo pipistrello. Gli altri, si astengano.


Del regista Christopher Nolan ho già parlato qui, mentre Michael Caine (Alfred), Maggie Gyllenhaal (Rachel), Gary Oldman (il commissario Gordon), Morgan Freeman (Lucius Fox) Cillian Murphy (lo Spaventapasseri) ed Eric Roberts (Maroni) li trovate ai rispettivi link.

Christian Bale (vero nome Christian Charles Philip Bale) interpreta Bruce Wayne/Batman. Sicuramente uno dei miei attori preferiti, quando non recita nei panni dell'Uomo Pipistrello, lo ricordo per film come L'impero del sole, Piccole donne, Ritratto di signora, il bellissimo ed introvabile L'agente segreto, Velvet Goldmine, Sogno di una notte di mezza estate, American Psycho, l'orrido Il mandolino del capitano Corelli, Equilibrium, L'uomo senza sonno, Batman Begins, The Prestige e The Fighter (per il quale ha vinto l'Oscar come migliore attore non protagonista), inoltre ha doppiato la versione USA de Il castello errante di Howl. Gallese, anche produttore, ha 38 anni e tre film in uscita.


Heath Ledger interpreta il Joker. Australiano, lo ricordo soprattutto per film da me poco apprezzati come 10 cose che odio di te, I fratelli Grimm e l'incantevole strega e I segreti di Brokeback Mountain (so che ce ne sono parecchi altri, ma non li ho visti quindi non li cito u__u), inoltre ha partecipato alla soap Home & Away. E' morto di overdose nel 2008, all'età di 28 anni e l'anno dopo ha ottenuto l'Oscar postumo come miglior attore non protagonista proprio per Il cavaliere oscuro.


Aaron Eckhart interpreta Harvey Dent. Americano, ha partecipato a film come Ogni maledetta domenica, Erin Brockovich e The Rum Diary. Anche produttore, ha 44 anni e quattro film in uscita.


Nestor Carbonell (vero nome Néstor Gastón Carbonell) interpreta il sindaco. Più conosciuto come il mascaratissimo Richard Alpert di Lost, ha partecipato a serie come Law & Order, Melrose Place, Scrubs, Dr. House, Cold Case e Ringer, oltre ad aver doppiato episodi di Kim Possible e I pinguini di Madagascar. Americano, anche sceneggiatore e produttore, ha 45 anni e tre film in uscita, tra cui Il cavaliere oscuro - Il ritorno.


Anthony Michael Hall (vero nome Michael Anthony Thomas Charles Hall) interpreta Mike Engel. Americano, lo ricordo per film come Edward mani di forbice e per serie come La signora in giallo, La zona morta e CSI: Miami. Inoltre, ha doppiato un episodio di American Dad!. Anche, ha anni e due film in uscita, tra cui l'ultimo film con Seth Green, Sexy Evil Genius.


Effettivamente, non lo ricordavo, ma in Batman Begins nel ruolo di Rachel c'era quella cretinetti di Katie Holmes, che ha rifiutato di riprendere la parte. Tra le candidate per sostituirla c'è erano pronte Sarah Michelle Gellar e Rachel McAdams, ma siccome la Gyllenhaal, tra tutti gli attori del film, è una dei più bravi, direi che la scelta è stata saggia. In compenso, non mi avrebbe fatto schifo vedere Liev Schreiber nei panni di Harvey Dent. Se Il cavaliere oscuro vi fosse piaciuto, vi consiglio di vedere Batman Begins e Batman, nell'attesa del 29 agosto, quando uscirà Il cavaliere oscuro - Il ritorno. Ah, e aspettatevi l'ennesimo reboot dell'intera saga nel 2015. Cheppalle. ENJOY!

domenica 29 gennaio 2012

Get Babol #9

Mentre da noi stanno cominciando ad arrivare film parecchi attesi, in America pare ci sia un periodo abbastanza morto. Sta di fatto che, anche questa settimana, il sito Getglue mi propone solo due film, un horror e un thriller con il biondo Thor. ENJOY!!

The Wicker Tree
Di Robin Hardy
Con Brittania Nicol, Henry Garrett e Graham McTavish

Trama (da Imdb): affascinati dagli abitanti di Tressock, in Scozia, due giovani missionari accettano l'invito a partecipare al festival locale, beatamente inconsapevoli delle conseguenze delle loro decisioni.

Getglue me lo consiglia perché mi sono piaciuti Suspiria, Rosemary's Baby, A Venezia un dicembre rosso... shocking e Il grande inquisitore. Fosse veramente un mix di tutti questi capisaldi horror, comprerei istantaneamente un biglietto per gli USA solo per poterlo vedere. Invece questo The Wicker Tree, seguito del famoso The Wicker Man del '73 e diretto dallo stesso regista, innanzitutto non è un horror tout court ma una commedia nera che riprende i temi della prima pellicola. Fa male pensare che la cinematografia di genere sia arrivata così tanto alla frutta da dover dare seguiti anche ai film più famosi, e il fatto che Christopher Lee sia stato messo lì tipo nume tutelare non mi consola. Il trailer poi mi sembra un po' trash. Staremo a vedere se mai uscirà, ma non sono troppo convinta.



Man on a Ledge
Di Asger Leth
Con Sam Worthington, Elizabeth Banks e Jamie Bell

Trama (da Imdb): mentre uno psicologo della polizia cerca di dissuadere un ex convitto che minaccia di gettarsi dal tetto di un hotel di Manhattan, qualcuno sta compiendo il più grande furto di diamanti del mondo...

Getglue me lo consiglia perché mi sono piaciuti Limitless, Source Code, Die Hard e Nemico pubblico. Potrebbe davvero essere il mio genere di film, allora, ed effettivamente l'idea di un furto nascosto dal fatto che l'attenzione di un'intera città è calamitata da un tizio che si vuol buttare da un tetto è simpatica. Dovessi dirla tutta, Jamie Bell a parte gli attori non mi convincono del tutto ma il trailer l'ho visto ed è una discreta tamarrata, di quelle che potrebbero anche stuzzicarmi. In Italia il film uscirà il 10 febbraio con il titolo 40 carati. Se proprio non ci sarà nulla di meglio potrei anche farci un pensierino.

sabato 28 gennaio 2012

La morte ti fa bella (1992)

Oggi parlerò di uno dei miei film preferiti, La morte ti fa bella (Death Becomes Her), diretto da Robert Zemeckis nel 1992.


Trama: dopo aver scoperto il segreto dell’eterna giovinezza, Helen decide di vendicarsi di Madeline, che anni prima le aveva portato via il fidanzato proprio ad un passo dal matrimonio. Quando anche Madeline si impadronirà dello stesso segreto le cose precipiteranno…


La morte ti fa bella è un film semplicemente geniale. Riprendendo più o meno la trama di una precedente pellicola che aveva per protagonista sempre Meryl Streep, She - Devil, ne mantiene le caratteristiche grottesche e la vira in chiave soprannaturale, avvalendosi di strepitosi effetti speciali. In She – Devil si parlava di questa donna onestamente brutta (una meravigliosa Roseanne Barr) sposata ad uno splendido uomo che cominciava a tradirla con la bellissima e vanesia scrittrice interpretata da Meryl Streep. Attraverso la terribile vendetta la donna riusciva comunque a sbocciare e a scoprire i suoi vari talenti nascosti, migliorandosi, e i bellocci di turno ci facevano la figura dei cioccolatai. La morte ti fa bella non è così ottimista, sicuramente non per i personaggi femminili, che rappresentano la quintessenza della stupidità, due primedonne che dall’esperienza non imparano nulla (e questo vale sia per Madeline che per Helen la quale, almeno all’inizio, suscita la compassione del pubblico). La pellicola è infatti una critica spietata alla società che impone la bellezza, la giovinezza ed il successo a tutti i costi, che tira fuori il peggio dalle persone fino a snaturarle completamente, rendendole dei gusci vuoti… dei morti viventi, appunto. Sarà solo il povero e vessato Ernest, apparentemente il personaggio più debole, a ridere in faccia alla morte e ad appropriarsi della vita che fino a quel momento gli era stata succhiata via dalle due amiche/nemiche.


Al servizio dell’interessante e grottesca storia di queste due donne che arrivano a morire per la bellezza ci sono poi, oltre ad un’azzeccatissima colonna sonora, degli effetti speciali semplicemente splendidi, oltre che funzionali. Resi indimenticabili dalla bravura degli attori coinvolti (tutti e tre strepitosi, a partire da un irriconoscibile Bruce Willis), gli FX della pellicola ed il make up sono favolosi: la Streep che cammina al contrario con la testa avvitata o Goldie Hawn con gli occhi di ghiaccio e un buco nello stomaco da cui si vede ciò che la circonda e che le permette di sedersi facendoci passare in mezzo il manico di una pala hanno fatto scuola, e nonostante la pellicola abbia venti anni non risente affatto della “vecchiaia”, perché queste immagini risultano verosimili oggi come allora. Difficile trovare anche qualche difetto nella regia o nella trama in sé. La storia prosegue, incredibile ma logica, fino all’inquietante colpo di scena finale ed è costellata di momenti esilaranti: oltre alla storica battaglia tra le due rivali, le scene più divertenti sono l’improbabile recital autocelebrativo iniziale di Madeline (che io pensavo inventato di sana pianta e invece è tratto da un’opera di Tennessee Williams), accolto dal disgusto del pubblico pagante, la terapia di una ciccionissima Helen e l’artistica visione del piano che quest’ultima e Ernest concertano per fare fuori Madeline (“…e qui facciamo saltare subito all’occhio che Madeline ha bevuto un po’ troppo…”). Per una volta, inoltre, voto dieci al doppiaggio italiano che mantiene la parola “cheap” come massimo insulto che si scambiano le due rivali. Effettivamente, secondo me non esiste una parola italiana adatta per rendere l’essere “cheap” ed è qualcosa che comunque fa ridere se sentito in un contesto come quello di La morte ti fa bella. Che, come avrete capito, è un film che consiglio spassionatamente.


Di Bruce Willis, che interpreta Ernest (nonostante il ruolo fosse stato scritto per Kevin Kline), ho già parlato qui, mentre Meryl Streep, che interpreta Madeline, la trovate qua.

Robert Zemeckis è il regista della pellicola. Uno dei più famosi tra i registi americani “tutorati” dal buon Spielberg, lo ricordo per film storici e geniali come All’inseguimento della pietra verde, Ritorno al futuro, Chi ha incastrato Roger Rabbit, Ritorno al futuro II, Ritorno al futuro III e Forrest Gump (con il quale ha vinto l’Oscar come miglior regista), oltre a film più recenti e meno incisivi, come Le verità nascoste, Castaway e l’orrendo ed imbarazzante Beowulf. Anche produttore, sceneggiatore e attore, ha 60 anni e tre film in uscita.


Goldie Hawn interpreta Helen. Americana, storica compagna di Kurt Russell e madre dell’attrice Kate Hudson, ha partecipato a film come Soldato Julia agli ordini, Due nel mirino e Moglie a sorpresa. Anche produttrice e regista, ha 66 anni.


Isabella Rossellini (vero nome Isabella Fiorella Elettra Giovanna Rossellini) interpreta Lisle. Italiana, figlia del regista Roberto Rossellini ed Ingrid Bergman, ex moglie di Martin Scorsese, ha partecipato a film come Velluto blu, Cuore selvaggio, Wyatt Earp e Fratelli. Ha inoltre partecipato alla serie Alias nei panni della spia Katya Derevko e doppiato un episodio de I Simpson. Anche regista, sceneggiatrice e produttrice, ha 59 anni e due film in uscita.


Tra gli altri attori presenti c’è anche il regista Sydney Pollack, nei panni del dottore che visita Helen dopo la caduta dalle scale. Inutile dire che, se il film vi fosse piaciuto, forse sarebbe l’ora di cercare anche She – Devil e Beetlejuice!

venerdì 27 gennaio 2012

WE, Bolla! del 27/01/2012

Eccoci ad un altro venerdì cinematografico, che apre una settimana piuttosto povera. Meglio, perché se penso a tutti i film che escono il 3 febbraio e che, pare, il mio multisala metterà in cartellone, mi sento male. Praticamente sarò tutti i giorni al cinema e probabilmente da sola, poiché temo non sarà facile convincere la gente a vedere cose come Hugo Cabret o I Muppet. Ma sto divagando, concentriamoci sulle uscite odierne che è meglio, vah! ENJOY!!


A.C.A.B.
Impressione a caldo: Pierfrancy sei un fico!
Bolla, rifletti!: “Cobra, Negro e Mazinga sono tre celerini bastardi”. Vabbé ma non potete iniziare la sinossi di una trama così, perché mi piego in due dalle risate e mi passa la voglia di andarlo a vedere! Comunque, torniamo seri. Questo è un genere di film che detesto, perché non c’è nulla di più squallido del cinema italiano che vuole imitare quello USA, raccontando “scomode verità” sfruttando l’ignoranza del pubblico bue. Mi immagino già quanti mocciosi andranno al cinema dandosi di gomito bofonchiando nel loro italiano stentato “oh, cazzomminghiacioé, ollcopsarbastards, sbirri bbbastardi, pauura!!” per poi probabilmente non capire una cippa della trama e del significato della pellicola, uscendo dalla visione annuendo con le loro vuote testoline, prima di andare a spaccare qualche vetrina, tanto per. Provo orrore, a prescindere dall’effettiva qualità di questo A.C.A.B. Suvvia, gente, l’Italia di oggi non è il paese adatto per proporre temi simili, non con tutta l’ignoranza e la stupidità che serpeggia. Sono pessimista? Fuck, yeah.


Mission: Impossible – Protocollo fantasma
Impressione a caldo: mi mancano quelli prima…
Bolla, rifletti!: non è il mio genere di film, anche se ammetto che il trailer è assolutamente spaziale. Talmente ben fatto che persino Simon Peggs risulta un figo della madonna. Per ulteriori considerazioni in merito, andate qui.

E ora giunge il momento bestemmia, perché al cinemino d’élite danno The Iron Lady, il che significa che non uscirà mai nel multisala. Maledetti, maledetti!!!


The Iron Lady
Impressione a caldo: ma cosa diamine ha Tom Cruise che Meryl Streep non ha????
Bolla, rifletti!: eh, questo avrei voluto vederlo davvero. Meryl mi piace, la figura della Tatcher mi ha sempre intrigata, il film ha comunque ottenuto due nomination agli Oscar… ma quanto cavolo può essere difficile amare il cinema nella mia città, porca miseria?? Vabbé, se non questa settimana, conto comunque di vederlo prima di marzo. Altre considerazioni le trovate qua.

giovedì 26 gennaio 2012

The Help (2011)

Dopo la mezza delusione de La talpa, ieri sera sono andata a vedere The Help, diretto dal regista Tate Taylor e tratto dall’omonimo romanzo di Kathryn Stockett, altro film da cui mi aspettavo tantissimo. E questa volta è stato all’altezza delle aspettative!


Trama: Mississippi, primi anni ’60. L’altoborghese Skeeter, spinta dal desiderio di diventare una scrittrice famosa, decide di raccogliere le testimonianze delle cameriere “negre” sfruttate e ghettizzate dalla popolazione bianca del piccolo paesino in cui è nata. Sarà uno scandalo, ancor prima che un successo.


"Tu sei brava. Tu sei carina. Tu sei importante". Quanta meravigliosa dolcezza racchiusa in questo mantra che la cameriera di colore Aibileen ripete alla piccola, biondissima Mae Moblin, per farle e farsi coraggio. Mi viene un groppo in gola ancora adesso. Lo sapevo, infatti, che The Help sarebbe stato uno di quei film che avrei adorato. Innanzitutto, l’ho amato per come affronta con leggerezza un tema difficile e sconcertante come la segregazione razziale, inserendolo ovviamente in un contesto reale e storicamente ben definito, senza scadere nella farsa o nel patetismo. Lo fa grazie ad una sceneggiatura solidissima, che alterna momenti di pura ilarità ad altri di enorme commozione, senza ricorrere al binomio “bianchi cattivi e neri buoni”ma, anzi, confondendo un po’ le carte man mano che il film prosegue. E l’ho amato, ovviamente, per l’assoluta bellezza dei costumi e delle scenografie, degno complemento di interpreti praticamente perfetti, mai sopra le righe o caricaturali.


Non avendo mai letto il romanzo (che però è lì che aspetta sul comodino, speriamo di riuscire a cominciarlo entro la fine della settimana prossima) non posso ovviamente fare confronti con l’opera scritta, ma a prescindere questo The Help è splendido anche preso come film a sé stante. E’ impossibile infatti non affezionarsi a questi testardi, coraggiosi e umanissimi personaggi o non farsi prendere dalla vicenda raccontata. Innanzitutto, la giovane che da inizio a tutta la vicenda, Skeeter, non è affatto una superdonna o chissà quale colta attivista per i diritti dei neri, ma semplicemente una “diversa”, prigioniera di uno stato, di un paesino e di una famiglia dalle vedute assai ristrette, se non addirittura pericolosamente ingiuste. Certo, la sua situazione è ovviamente migliore rispetto a quella delle cameriere (o forse sarebbe meglio dire schiave) Abileen e Minny, ma anche lei è comunque “ghettizzata” in quanto ha preferito andare all’università piuttosto che sposarsi e avere figli come tutte le sue coetanee, capitanate e plagiate dall’”algida stronza”* Hilly (una Bryce Dallas Howards semplicemente fantastica!). La ribellione agli usi e costumi del paesino parte da lei e, come un incendio lento ma costante, si propaga attraverso tutta la comunità nera fino a toccare anche la seconda outsider bianca del luogo, l’apparentemente vanesia Celia, tenuta fuori dal gruppo di signore bene perché rea di avere rubato il fidanzato ad Hilly e di non averci fatto nemmeno un figlio insieme.


Man mano che il film prosegue e davanti ai nostri occhi si alternano momenti esilaranti (la scena dei cessi abbandonati nel cortile di Hilly o l’ormai famigerato “eat my shit” della geniale Minny), drammatici (la fuga di Aibileen dopo l’omicidio del ragazzo di colore da parte del Ku Klux Klan) o profondamente commoventi (quando Aibileen racconta del figlio, quando Celia, in una splendida sequenza ambientata in giardino, rivela allo spettatore il suo triste segreto, per non parlare dello straziante addio tra Aibileen e la meravigliosa, paffutissima, dolcissima Mae Mobley) il libro che da il titolo al film, The Help, prende forma e le storie passate si mescolano a quelle presenti, facendoci a poco a poco scoprire la vera natura dei personaggi, anche di quelli che apparentemente hanno un solo volto o appaiono poco importanti per l'economia della vicenda. Il regista mescola con naturalezza il presente a pochi, mirati flashback che aiutano a capire da cosa derivino la scelta di Skeeter, il suo rapporto con la madre e la particolare tolleranza ed apertura mentale della ragazza, arricchendo la pellicola con altri momenti a dir poco emozionanti e diretti con una sensibilità e un'attenzione invidiabili.


E dopo tutto quello che ho scritto, la cosa più importante, quella che mi ha fatto amare ancora di più The Help, è stata la coraggiosa scelta di optare per un happy ending dal sapore molto amaro, dove la maggior parte delle situazioni si chiudono felicemente, ma non per tutti e non completamente. Come a dire che non basta solo un libro per cambiare le cose, perché l'ignoranza e la stupidità sono dure a morire. Ma l'importante è che riesca a fare soffiare il vento della libertà e a tener viva la speranza. Al momento, la mia sarebbe quella di vedere Viola Davis, Jessica Chastain oppure Octavia Spencer con l'ambito Oscar tra le mani, visto che con tutti i pesi massimi candidati come miglior film sarebbe improbabile (e anche un po' ingiusto in effetti) che The Help vincesse il premio. Aspettiamo e vediamo, dunque. Ma voi non aspettate e fiondatevi al cinema a guardare questa piccola, preziosissima perla.


Di Emma Stone (Skeeter), Bryce Dallas Howard (Hilly), Jessica Chastain (Celia), Sissy Spacek (Missus Walters), Mike Vogel (Johnny) ho già parlato nei rispettivi link.

Tate Taylor è il regista e sceneggiatore della pellicola. Nato nello stato del Mississippi, amico della scrittrice Kathryn Stockett, è al suo terzo film. Anche attore e produttore, dovrebbe avere sui 40 anni.


Viola Davis interpreta Aibileen. Americana, ha partecipato a film come Out of Sight, Traffic, Lontano dal paradiso, Syriana, World Trade Center, Il dubbio (che le è valso la nomination all’Oscar come miglior attrice non protagonista) e Innocenti bugie, oltre a serie come NYPD, CSI e Senza traccia. Anche produttrice, ha 47 anni e due film in uscita, tra cui Molto forte, incredibilmente vicino.


Octavia Spencer interpreta Minny. Americana, ha partecipato a film come Mai stata baciata, Essere John Malkovich, Spider - Man, Babbo bastardo, Drag Me to Hell, Halloween II e a serie come E.R. medici in prima linea, Roswell, X - Files, Malcom, Dharma & Greg, NYPD, CSI: NY, Medium, Ugly Betty, CSI e Dollhouse. Anche regista, sceneggiatrice e produttrice, ha 40 anni e tre film in uscita.


Allison Janney interpreta la madre di Skeeter, Charlotte. Americana, ha partecipato a film come Wolf - La belva è fuori, Tempesta di ghiaccio, Sei giorni sette notti, 10 cose che odio di te, American Beauty, The Hours, doppiato un personaggio di Alla ricerca di Nemo oltre ad alcuni episodi de I Griffin e Phineas and Ferb, infine ha partecipato alle serie Weeds, Due uomini e mezzo e Lost. Ha 53 anni e quattro film in uscita.


Tra gli altri attori coinvolti segnalo Cicely Tyson (Constantine), già apparsa nel bellissimo Pomodori verdi fritti alla fermata del treno e Dana Ivey (Gracie Higginbotham), che interpretava Margaret negli esilaranti film dedicati a La famiglia Addams. ENJOY!!


*copyright: Antro Atomico del Dottor Manhattan

mercoledì 25 gennaio 2012

Paura nella città dei morti viventi (1980)

Era un po’ che non parlavo del divino Fulci, ma rimedio subito visto che in questi giorni sono riuscita a guardare Paura nella città dei morti viventi, da lui diretto nel 1980.


Trama: nella cittadina di Dunwich un prete si impicca, causando così l’apertura di una delle porte dell’Inferno. Una medium ha una visione dell’accaduto e decide così di impedire che il male si riversi sulla terra…


Come si può non amare Fulci? Semplice, basta avere dieci anni di meno e guardare i suoi film con amici che ridono per ogni inezia e la mente ancora piena di ammereganate. Sì perché questo Paura nella città dei morti viventi avevo già avuto modo di guardarlo ma, come potrete immaginare, mi aveva fatto poco meno che schifo. Riguardandolo ora, sola soletta, a mente fresca come si suol dire, mi sono lasciata prendere dall’atmosfera e mi sono goduta quello che altro non è se non il fratellino minore del mio film fulciano preferito, il bellissimo E tu vivrai nel terrore… l’aldilà. Le similitudini infatti sono tantissime (d’altronde entrambe le sceneggiature sono state scritte da Dardano Sacchetti), a partire dalla protagonista Catriona McCall, ma ci sono anche parecchie imperfezioni ed ingenuità che mancano ne L’aldilà, come se Paura nella città dei morti viventi fosse una sorta di embrione, di esperimento, la nota iniziale della sinfonia del terrore che il regista avrebbe espresso nella sua Trilogia della morte.


In entrambi i film il male viene scatenato su un’intera comunità dal gesto di un singolo e la sua natura non è mai ben definita, nonostante esista un libro che ne parla (il libro di Eibon ne L’aldilà, il libro di Enoch in Paura nella città dei morti viventi, anche i nomi sono simili). Sono dei morti viventi quelli che attaccano i cittadini, ma talvolta essi sono intangibili e perfidi come fantasmi, altre famelici e solidi come veri e propri zombi romeriani, ma in ogni caso hanno poteri sovrannaturali che mancano ai loro cugini americani, come quello di fare sputare ad un essere umano le sue stesse viscere oppure quello di teleportarsi da un posto all’altro. I protagonisti non sono eroi o persone dotate di chissà quali conoscenze ed intelletto superiori, anzi: la maggior parte delle volte fanno delle figure barbine quando non vengono trucidati nei modi peggiori e, a prescindere dal fatto che riescano o meno a risolvere il mistero, il male troverà sempre il modo di vincere e condannarli per l’eternità quando meno se lo aspettano. Nemmeno i bambini trovano scampo da questi inferni scatenati da Fulci e rischiano di diventare i peggiori veicoli delle forze maligne, ingannando spettatori e protagonisti con le loro faccine innocenti e le lacrimucce da novelli orfani, mentre il buon Fabio Frizzi sottolinea ogni momento clou con le sue adattissime e particolari musiche (la colonna sonora de L’aldilà è insuperabile, ma anche quella di Paura nella città dei morti viventi è molto bella).


Certo, la trama è sicuramente da mani nei capelli così come la recitazione di buona parte dei coinvolti, per non parlare degli effetti speciali. Eppure, conoscendo l’entusiasmo e i mezzi con cui Lucio e i suoi collaboratori realizzavano i film bisognerebbe chinare il capo e vergognarsi di storcere il naso. Infatti sono l’amore per il cinema e la voglia di scioccare il pubblico italiano ancora “vergine” a trasparire da ogni singolo fotogramma. Poco importa, quindi, che il primo cadavere ritrovato somigli ad un ammasso di cavoli scotti, che il giornalista decida di liberare dalla bara la povera medium (peraltro sepolta viva dopo essere stata imbalsamata, ma come minchia è possibile?!) utilizzando un piccone a rischio di infilarle la punta nel cranio, che i morti viventi a volte decidano di non uccidere le persone, scomparendo appena loro chiudono gli occhi, che un rispettabile padre di famiglia decida d’amblé di fare fuori il pervertito del villaggio trapanandogli la testa, che Dunwich sembri popolata da scimmie urlatrici che ogni tanto emettono il loro verso nascoste sugli alberi manco fossimo in una giungla, che la scritta in inglese sulla tomba, durante i titoli di testa, non rispecchi assolutamente la traduzione italiana e si concluda con il nome della cittadina a mo’ di firma ("L'anima che anela all'eternità deve sottrarsi al giogo della morte. Tu, o viandante alle soglie delle tenebre, vieni. Dunwich" Concorderete con me che ha del surreale).


Tutto questo non importa, dicevo, perché concorre a rendere particolare il film, assieme agli efficacissimi primi piani degli occhi di Catriona McCall, a quelle prolungate attese che alimentano l’ansia ed anticipano il momento shock, alle mani degli zombi che strizzano la nuca delle loro vittime fino a fare uscire i cervelli dal cranio, alla pioggia di vermi (veri, signore Iddio, palesemente veri!!) lanciata senza scrupolo sui poveri attori schifati ed urlanti, allo sguardo allucinato di un satanico prete, preludio di una delle scene più gore della storia del cinema, omaggiata persino in uno degli albi migliori di Dylan Dog, Golconda. E poi, quel meraviglioso, ambiguo finale dove, proprio quando pensavamo ad un happy ending, esplodono delle urla raccapriccianti che mandano tutto in pezzi, persino l’inquadratura. Tutto questo è Paura nella città dei morti viventi. Tutto questo è Fulci. E, come dicono negli USA, come dovremmo dire più spesso noi… Fulci Lives. Fulci vive.


Del regista Lucio Fulci (che compare anche nei panni del Dr. Thompson) ho già parlato qui, mentre di Catriona MacColl, che interpreta Mary, ho già parlato qua. Christopher George, che interpreta Peter, lo trovate invece qui.

Carlo De Mejo interpreta Gerry. Romano, figlio della grande attrice Alida Valli, ha partecipato a film come Quella villa accanto al cimitero e Manhattan Baby. Ha 67 anni.


Antonella Interlenghi interpreta Emily. Romana, ha partecipato a film come Vacanze di Natale, Vacanze in America e Matrimonio con vizietto. Ha 52 anni.


Giovanni Lombardo Radice interpreta l'ambiguo Bob. Romano, ha partecipato a film come Apocalisse domani, Cannibal Ferox, Deliria, La chiesa, La setta, Ricky e Barabba, Gangs of New York e Omen - Il presagio, oltre ad un episodio della serie Don Matteo. Anche sceneggiatore, ha 57 anni e cinque film in uscita, tra cui il seguito del cult anni '80 La casa sperduta nel parco, sempre diretto da Ruggero Deodato e una roba chiamata Mondo Holocausto!, che dal titolo parrebbe un revival dei mondo movies. Ovviamente entrambi i progetti sono appena entrati in pre-produzione, quindi campa cavallo.


Luca Venantini interpreta il piccolo John-John. Nato a New York ma di origini italiane (il padre è Venantino Venantini, anche lui tra i partecipanti al film) lo ricordo per pellicole come Apocalisse domani, Superfantagenio, Fantaghirò 5 (ebbene sì, c'era anche lui un po' più cresciutello!!) e per la serie Classe di ferro. Ha 42 anni.


Michele Soavi interpreta Tommy. Milanese, più conosciuto come regista che come attore, ha partecipato a film come Tenebre, Phenomena, Dèmoni, Opera, Il gatto nero, Deliria, La chiesa, La setta e Dellamorte Dellamore (questi ultimi quattro film li ha diretti lui). Anche sceneggiatore e produttore, ha 55 anni.


Venantino Venantini (vero nome Enrico Venantino Venantini) interpreta Mr. Ross. Originario di Fabriano, ha partecipato a film come Il vizietto, Piedone d'Egitto, Apocalisse domani, Cannibal Ferox, lo splendido Ladyhawke, Superfantagenio e alle serie I ragazzi della 3 C, Classe di ferro, I ragazzi del muretto, Un medico in famiglia, Il maresciallo Rocca e I Cesaroni. Ha 82 anni.


Se il film vi fosse piaciuto suggerisco di recuperare le altre due pellicole che compongono la cosiddetta “trilogia della morte” fulciana, di cui fa parte anche questo Paura nella città dei morti viventi: L’aldilà e Quella villa accanto al cimitero. Anche guardare Zombi 2 e la trilogia de La casa di Raimi non sarebbe una brutta idea.

domenica 22 gennaio 2012

Get Babol #8

Roba veramente poco interessante nelle sale USA questa settimana, almeno per me. I due film consigliati dal sito (assieme a due riproposte come Coriolanus e Miss Bala) non sono proprio il mio genere, anche se hanno entrambi un cast praticamente all star. Vediamo nel dettaglio... ENJOY!

Red Tails
Di Anthony Hemingway
Con Cuba Gooding Jr., Gerald McRaney e David Oyelowo

Trama (da Imdb): un plotone di piloti afroamericani del programma Tuskagee, discriminati e lasciati a terra per quasi tutta la Seconda Guerra Mondiale, vengono chiamati a fare il loro dovere sotto la guida del colonnello A.J. Bullard.

Getglue me lo consiglia perché mi è piaciuto La sottile linea rossa. Il problema è che i film di guerra non sono proprio il mio genere, soprattutto quelli ambientati nella Seconda Guerra Mondiale (al limite, preferisco quelli che parlano del Vietnam)... e non sopporto Cuba Gooding Jr. A prescindere dunque dall'eventuale bontà del prodotto (è prodotto dalla Lucasfilm) non penso proprio che andrò a vederlo quando uscirà il 20 gennaio, anche perché le recensioni che già si trovano sulla rete parlano di film banale con personaggi monodimensionali.



Haywire
Con Gina Carano, Ewan McGregor e Michael Fassbender

Trama (da Imdb): una super soldatessa dei servizi segreti cerca di vendicarsi dopo essere stata tradita durante una missione.

Getglue me lo consiglia perché mi è piaciuto Kill Bill. Al di là del fatto che il sito rasenta la bestemmia per un paragone così improprio, mi chiedo se Soderbergh non sia impazzito. Prima l'"horror" con Contagion, adesso l'action - thriller con donne cazzute. Ovviamente la caratteristica base di ogni suo film non cambia: particolari e curatissimi movimenti di macchina e, soprattutto, un cast all star. Questa volta parliamo di Ewan McGregor, Michael Fassbender, Michael Douglas, Antonio Banderas, Mathieu Kassovitz e Bill Paxton, mentre la protagonista è praticamente un'emerita sconosciuta tirata fuori da American Gladiators e altri programmi simili. Il trailer è qualcosa di banalissimo e visto mille volte (e meglio) in milioni di altri film, quindi questa volta credo proprio passerò a favore di altre pellicole che mi convincono di più. In Italia uscirà a marzo con l'orrendo titolo Knockout - Resa dei conti. Per mettere una parola inglese davanti al titolo (che fa sempre molto fico, ricordiamocelo!!) non potevano lasciarci Haywire? Mah.

sabato 21 gennaio 2012

Beetlejuice - Spiritello porcello (1988)

E’ arrivato finalmente il momento di scrivere una recensione su uno dei miei film preferiti in assoluto, l’esilarante, grottesco, fantasiosissimo Beetlejuice – Spiritello porcello (Beetlejuice), diretto nel 1988 da uno sfolgorante Tim Burton.


Trama: Adam e Barbara sono due sposini felici che, un brutto giorno, muoiono a causa di un incidente. Come fantasmi, tornano nella loro casa solo per vederla invasa dai Deetz, una famiglia di eccentrici yuppies con una figlia malinconica e darkettona, Lydia. Incapaci di scacciare gli “invasori” con le loro sole forze, Adam e Barbara sono costretti a chiedere l’aiuto di Beetlejuice, famigerato e strampalato bio-esorcista…


Beetlejuice è uno dei motivi per cui mi verrebbe voglia di picchiare Burton, ora come ora. Agli inizi della sua oscura, particolare, splendida carriera il buon Tim era all’apice della creatività, in grado di confezionare film assolutamente imprevedibili, popolati da personaggi indimenticabili e meravigliosi, oltre che di gettare i semi per quelle che sarebbero poi diventate le sue pellicole più popolari (fanatici di The Nightmare Before Christmas, ditemi voi se i vermi della sabbia non sono identici ad un paio di pupazzi costruiti da Jack e company, e se la cima della giostra che ad un certo punto compare in testa a Beetlejuice non è uguale alla faccetta dello stesso Jack!!). Adesso, e mi fa male dirlo, il regista ricicla spesso e volentieri sé stesso, come mostrano le foto dal set del nuovo Dark Shadows, dove Johnny Depp è un incrocio tra il Cappellaio Matto di Alice in Wonderland, il Willy Wonka de La fabbrica di cioccolato e il Joker di Batman. Asciugo una lacrima di frustrazione e vado avanti.


Cosa c’è di bello in questo Beetlejuice? Tutto. Tutto, tutto, tutto. E’ innanzitutto geniale l’idea di ribaltare il comune cliché horror della casa infestata, dove sono i morti che “disturbano” i vivi, e decidere di mostrarci un’ingenua coppia di fantasmi la cui non-vita viene messa sottosopra dall’arrivo dei chiassosi, antipatici viventi. E’ divertente vedere un aldilà anche troppo reale, fatto di sale d’attesa, uffici, noiosa burocrazia, libri che sembrano manuali d’istruzioni più che esoterici tomi su quel che ci aspetta dopo la morte. E’ fondamentale l’uso della stop – motion, a partire dai già citati vermi della sabbia per arrivare alle statue semoventi di Delia o al Beetlejuice serpente. E questo solo per cominciare, perché le due cose che rendono davvero unico questo film sono la bravura di Michael Keaton e la colonna sonora.


Keaton mette tutto sé stesso nell’interpretare l’essere assolutamente schifoso e divertente che è Beetlejuice. Sotto un trucco che lo rende letteralmente irriconoscibile (altro che Johnny Depp!!), nonostante il tempo in cui il personaggio compare nel film sia minore rispetto a quello concesso agli altri, l’attore regala ai posteri uno dei “mostri” più indimenticabili del cinema fantastico. Logorroico, laido, cialtrone, a tratti anche pericoloso, da il suo meglio nelle indimenticabili sequenze dell’esumazione all’interno del plastico (altro colpo di genio di sceneggiatori e registi) e durante il matrimonio forzato con Lydia, quando prima del fatidico sì riesce a rievocare in due secondi netti tutta la felice vita da single. E poi, si diceva, la colonna sonora. Oltre al preponderante, bellissimo score del solito Danny Elfman quello che è davvero importante in Beetlejuice è l’utilizzo delle canzoni di Harry Belafonte, del “calypso”. Oltre ad essere un genere decisamente inusuale da inserire all’interno di un horror, da vita ad una delle sequenze più belle della storia del cinema (senza esagerare, davvero!!), quella in cui gli “invasori” umani vengono posseduti durante la cena e cominciano a cantare e ballare al ritmo della Banana Boat Song, Day – O, prima di venire aggrediti dal cocktail di gamberi! Senza dimenticare il bellissimo finale scandito dall’altrettanto divertente e trascinante Jump in the Line, una delle mie canzoni preferite. Mi sembra strano che chi legge questo blog non abbia mai visto Beetlejuice, ma in caso ve lo consiglio caldamente, come avrete capito. Chi invece ha già avuto l’onore, lo riguardi, che non fa mai male!


Del regista Tim Burton, Michael Keaton (Beetlejuice), Winona Ryder (Lydia), Glenn Shadix (Otho) e Catherine O’Hara (Delia) ho già parlato nei rispettivi link.

Alec Baldwin (vero nome Alexander Rae Baldwin III) interpreta Adam. Uno dei più famosi attori americani e membro di una famiglia assai attiva in campo cinematografico (i fratelli sono Stephen, William e Daniel Baldwin, tutti attori), lo ricordo per film come Una vedova allegra… ma non troppo, Una donna in carriera, Talk Radio, Caccia a Ottobre Rosso, Bella, bionda.. e dice sempre sì, Il sospetto, Americani, L’uomo ombra, L’urlo dell’odio, Codice Mercury, I Tenenbaum, Il gatto… e il cappello matto, … e alla fine arriva Polly, The Aviator, Elisabethtown e Dick e Jane – Operazione furto. Ha inoltre doppiato Come cani e gatti, Spongebob il film, episodi delle serie Due fantagenitori, I Simpson, Spongebob Squarepants e partecipato a telefilm come Friends, Nip/Tuck, Will & Grace e 30 Rock. Anche sceneggiatore, produttore e regista, ha 53 anni e cinque film in uscita, tra cui il Bop Decameron di Woody Allen.


Geena Davis (vero nome Virginia Elisabeth Davis) interpreta Barbara. Attrice famosissima negli anni ’80 e primi ’90, ex moglie dell’altrettanto famoso attore Jeff Goldblum, la ricordo per film come l’inquietante La mosca, il cult Le ragazze della terra sono facili, Thelma & Louise (che le è valso l’Oscar come migliore attrice protagonista), Ragazze vincenti e Stuart Little – Un topolino in gamba (con i suoi due seguiti), inoltre ha partecipato a serie come Supercar, Fantasilandia, Riptide, Casa Keaton e Will & Grace. Americana, anche produttrice e sceneggiatrice, ha 55 anni.


Jeffrey Jones interpreta Charles Deetz. Ottimo caratterista americano, lo ricordo per film come Amadeus, Howard … e il destino del mondo, Caccia a Ottobre Rosso, Ed Wood, L’avvocato del diavolo, il bellissimo L’insaziabile, Il mistero di Sleepy Hollow, Stuart Little – Un topolino in gamba e Heartbreakers – vizio di famiglia, inoltre ha partecipato a serie come Il tenente Kojak, Ai confini della realtà, Oltre i limiti. Ha 65 anni e un film in uscita.


Sylvia Sidney (vero nome Sofia Kosow) interpreta Juno. Attrice americana, famosissima negli anni ’30 e attiva comunque fino ai ’90, ha partecipato a film come La maledizione di Damien e Mars Attacks!, oltre a serie come Starsky & Hutch, Love Boat e Magnum P.I. E’ morta nel 1999 per un cancro alla gola (profetico Burton!!), all’età di 88 anni.


Robert Goulet interpreta Maxie. Caratterista americano che avrete visto almeno 1000 volte durante gli anni ‘80/’90, lo ricordo aver partecipato a Una pallottola spuntata 2 e ½: l’odore della paura e a serie come Love Boat, Fantasilandia, La signora in giallo, L’ispettore Tibbs. E’ morto nel 2007 per una fibrosi polmonare, all’età di 73 anni.


E ora un paio di curiosità. Originariamente, Beetlejuice doveva essere un horror tout court e il personaggio del titolo un demone alato che scendeva sulla terra in forma umana per uccidere i Deetz. Il ruolo di Lydia sarebbe stato molto ridimensionato, in quanto avrebbe dovuto essere la sorella di sei anni (personaggio assente dalla versione definitiva) quella in grado di vedere i fantasmi; inoltre, tra le sequenze previste ci sarebbe stata la trasformazione della piccola in un topo rabbioso e il tentativo di stupro da parte di Beetlejuice ai danni di Lydia. Francamente, preferisco il Beetlejuice che conosco! Ma rimaniamo in tema “quel che avrebbe potuto essere”. Tim Burton avrebbe voluto il suo idolo d’infanzia Sammy Davis Jr. nel ruolo di Beetlejuice, ma si è beccato il veto dagli studios; per quanto riguarda Catherine O’Hara, la sua scelta deriva dal fatto che Anjelica Huston in quel periodo aveva problemi di salute, mentre in lizza per il ruolo di Lydia c’erano nomi come Juliette Lewis (che ha fatto il provino ed è stata scartata), Sarah Jessica Parker, Brooke Shields e Jennifer Connelly (che hanno direttamente rifiutato la parte). Dal film è stata tratta nell’89 la serie animata Beetlejuice che, se non ricordo male, è arrivata anche in Italia. Più che cercare la serie in questione, però, se vi fosse piaciuto il film vi consiglio di recuperare tre capisaldi della commedia horror come La morte ti fa bella, Gremlins e La famiglia Addams. ENJOY!

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